Di stelle, e di tuffi nel blu
Ottobre. L’aria è ormai quella frizzantina dell’autunno. Le foglie tremano sugli alberi in attesa del colpo di vento che le spazzi via. Giallo e ocra, arancio e rosso carminio, non possono far altro che aspettare. Dal cielo di inaspettato azzurro tenue che fa bella mostra di sé sulla città, non si capisce poi molto. Di mattina presto, quando ancora il caos delle macchine è sottile, si intravede una leggera foschia.
L ‘autunno stende pennellate decise di colore sui colli e sulla pianura, come un pittore esperto. E’ forse il primo vero autunno che assapora così nel profondo. Per vedere bene l’autunno, per sentirsene avvolti e quasi trasportati come da un fiume di colori nell’aria, bisogna stare in campagna, sentir salire l’alba lenta sui prati, svegliarsi la mattina con l’odore dell’erba falciata nelle narici e, uscendo di casa, camminare in quell’erba, affondarci quasi. Vivere, e respirare, in mezzo a questi colori, a questi odori.
L’autunno porta con sé quelle foglie gialle che volano leggere. Il rosso e l’arancio dei mandarini e le castagne sul divano con una coperta sui piedi. Una torta pere e cioccolato con il the bollente e il fumo che esce dalla tazza a fiori, il sapore del natale che si avvicina.
Durante la sua giornata, disegna. A volte si chiede se un paesaggio possa essere rappresentato a dovere da lemmi e vocaboli concatenati uno all’altro, anche il più preciso e perfetto. No, è evidente. Ti sfuggono i colori e i profumi, ciò che racconti a parole è una mera proiezione mentale di quello che vorresti in realtà vedere.
Quel giorno in particolare camminai per il parco alla ricerca di parole che potessero rappresentare a dovere le mie sensazioni. Senza mezzi termini attraversai ogni angolo, fermandomi di tanto in tanto a scattare qualche foto. L’occhio dimentica in fretta quello che vede, la prima impressione del momento viene spesso sopraffatta da pensieri futili e senza veridicità.
Quand’ero bambina pensavo che tutto quello che avevo non sarebbe mai finito e non sarebbe mai passato. Sentivo di non aver fretta e mi addormentavo rimandando a domani le parole e i fatti, avrei avuto tutto il tempo del mondo per fare con calma.
Era quello che mi aspettavo di trovare, qualcosa che mi emozionasse fino al punto di non capirci più niente e seguire solo il tratto sottile della penna che, come posseduta, avanzava sul foglio bianco.
Il sole fece capolino da uno spiraglio creatosi per l’occasione in mezzo a due grosse nubi. Strizzai gli occhi e lentamente abbassai lo sguardo per fare in modo che si abituassero a quell’inaspettata luce. Fu così che, sul ponte che attraversava il fiume, li vidi.
Era perfezione, si sentì scuotere da una forza inverosimile, tanto che feci in tempo solo ad aprire il vecchio quaderno color fragola e ad afferrare la penna, tanto ne rimasi folgorata. Come se in quel momento il sole non avesse fatto altro che mettere in evidenza qualcosa che in realtà già c’era ma che l’occhio umano faticava a riconoscere tra le ombre e le forme della consuetudine.
Vide affacciati a fissare il corso del fiume una pioggia di stelle tuffarsi nel blu, simboli di vita che noncuranti del loro avvicendarsi, si stringevano le mani. Si guardavano e ridevano, complici. Non avevano paura, lei lo sentiva. E nel suo racconto, li rappresentò così. Liberi.
DRESS PRINCESSE METROPOLITAINE
Ph./VIDEO MAX FIORINDO
Wondeful dress and great pictures!
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Amazing dress and you look so beautiful 🙂 Love the stars and the lace 🙂
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look favoloso!