Thala Wear: attitudine urban per uno stile super cool
Se ne stava seduta su quella gradinata poco distante dal cielo. Il vento le scompigliava leggermente i capelli e ne accarezzava il viso con dolcezza.
Il cielo era plumbeo, i raggi del sole splendevano opachi e davano fastidio ai suoi occhi stanchi. Guardava le nuvole sgretolarsi al cospetto del cielo, infrangendosi l’una con l’altra, i corvi volare alti, il cielo diventare un tutt’uno con i suoi pensieri.
Pensava e guardava l’orizzonte, la città ergersi al di là di quella sottile linea di confine. Le venne voglia di correre a su e giù per quei gradini, quasi volesse dare senso al tempo che passava incerto. Si sentiva libera. Dopo aver percorso poche centinaia di metri, si sedette nuovamente. Il suo sguardo si perse nuovamente nel cielo. Era una mattina di ottobre, plumbea e cupa e lei ne approfittava per stare ad ammirare il cielo. Lasciava volare lo sguardo al di là dei confini della sua bellissima città e si guardava intorno, ammirata, innamorata del luogo in cui viveva.
Non si era mai chiesta cosa ci fosse dopo il cielo, quali terre straniere ci fossero, chi le abitasse. C’erano solo lei ed il nulla.
Mentre era lì non sarebbe stato in grado di descrivere cosa le si trovasse davanti, forse perché era anche dietro, alla sua destra, sinistra, sopra e sotto di lei.
Era realmente sola? Non avrebbe saputo stabilirlo.
Non sapeva se ci fosse il tempo, tutt’intorno (perciò anche in un solo posto), riecheggiavano solo i suoi pensieri, come se lei stessa continuasse a pensarli. Non c’era una ripetizione vera e propria, era come leggere un libro: poteva tornare indietro o andare avanti, nulla avrebbe subito alcun cambiamento. I pensieri erano l’unica cosa che potesse riecheggiare, non c’era posto per calore, luce, suoni, vuoto. Pian piano si accorse che tutto ciò che le veniva in mente, che immaginava o pensava, acquisiva una certa importanza; era come se lasciasse un’impronta invisibile – ma tangibile – nello spazio in cui si trovava, se di spazio si può parlare. Avrebbe potuto considerare quel luogo e tempo (che luogo e tempo non era) come un singolo istante, o mille anni. Come mille mondi, o nemmeno uno.
Era lei: si trovava dentro di lei. Tutto era lei, lei era tutto. Poi ad un tratto, una rottura, o forse un’apertura. Altre due dimensioni presero forma; come se fosse stata lei stessa a crearle. Ad una ad una ogni cosa che aveva immaginato prese parte al mondo che si stava creando, acquisendo coerenza e vita. Ogni materiale, strada, montagna.
I suoi sogni divennero storie; le sue idee divennero sogni; i suoi pensieri divennero giorni.
E fu sera e fu mattina.
Ora era nuovamente tutto.
SHIRT THALA WEAR
LEGGINGS THALA WEAR
Ph./VIDEO MAX FIORINDO
che belle queste foto!!
baci
http://www.unconventionalsecrets.com/
le foto stupende!
Sporty and chic, love it 🙂
http://www.ivanasworld.com